Parità sul lavoro ancora lontana per le donne

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L’Italia è molto indietro nel superamento delle disuguaglianze di genere nonostante i passi avanti fatti negli ultimi due decenni. Secondo l’ultimo Global gender index del World Economic Forum su 156 Paesi analizzati, il nostro Paese è al 114° posto per quanto riguarda la partecipazione economica, cioè sugli aspetti di lavoro e reddito. La parità è ancora lontana.

Lo ha detto il presidente del CNEL, Tiziano Treu, aprendo la giornata di riflessione sull’occupazione femminile “Le donne per il lavoro, il lavoro per le donne”, promossa il 7 marzo 2022.

Un dato confermato dai risultati della consultazione pubblica sulla parità di genere promossa nel 2021 dal CNEL a cui hanno risposto oltre 28mila cittadine e cittadini.

La parità di genere, nonostante la tutela costituzionale, resta ancora incompiuta, insieme alle diverse declinazioni che può assumere in termini di uguaglianza retributiva, merito, conciliazione con la vita familiare. In un’Italia in estremo ritardo, occorre ragionare seriamente sull’insufficienza di infrastrutture sociali capaci di garantire la partecipazione delle donne e la loro permanenza nell’occupazione (dagli asili nido ai sostegni per la cura di persone anziane e disabili), ma anche su nuove modalità di condivisione e distribuzione, tra uomo e donna, degli impegni relativi alla cura della famiglia.

Il problema non è solo economico ma di un sistema di welfare ancora inadeguato a favorire la parità – sottolinea la vicepresidente del CNEL, Gianni Fracassi – Le donne sono le ultime a entrare e le prime a uscire dal mercato del lavoro come emerge dall’ultima edizione del Rapporto sul mercato del lavoro del CNEL.

L’Italia ha scelto di investire nel lavoro delle donne e lo ha fatto introducendo strumenti innovativi e azioni concrete con la Strategia nazionale per la parità di genere, la prima di cui il nostro Paese si è dotato, nell’ambito del Piano Italia Domani – ha spiegato la Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti – Decontribuzione del costo del lavoro femminile, condizionalità per gli appalti del PNRR su donne e giovani, premialità e incentivi alle imprese, servizi di welfare: oggi le aziende sanno che è conveniente assumere donne e promuovere carriere femminili. La strada è tracciata e l’obiettivo è chiaro, aumentare quantità e qualità del lavoro femminile e costruire un futuro di sviluppo per tutte e tutti, frutto del contributo e delle competenze delle donne e degli uomini insieme.

Le disuguaglianze salariali si trasformano anche in disuguaglianze pensionistiche – ha sottolineato il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico Le pensioni delle donne risultano in media più basse del 27% rispetto a quelle degli uomini. L’assegno medio è infatti rispettivamente di 1.352 euro contro 1.863 euro al mese in base ai dati sulle pensioni vigenti a fine 2020. Le donne pensionate sono 8,3 milioni, gli uomini pensionati sono 7,7 milioni e a loro va il 56% dei redditi pensionistici. Una donna con un figlio guadagna meno di una lavoratrice senza figli: a 15 anni dalla maternità il salario lordo annuo è più basso di 5.700 euro.

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